comunicazione e persuasione

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Fa’ ciò che ti dico!

 

La persuasione si presenta

di Angelo Palazzolo

 

La parola “persuasione” è la nominalizzazione del predicato “persuadere”. Non è un’etichetta applicabile costantemente e in maniera automatica.

Vi è una relazione strettissima tra comunicazione e persuasione: il fine principale della comunicazione è perlocutorio, pragmatico[1]. Si comunica sempre con una finalità. Finalità che non è raggiungibile senza la collaborazione dell’interlocutore o degli astanti in generale. La comunicazione non è dunque tutta intrisa di persuasione?

Richard Bandler

John Grinder

Ci siamo convinti (perlopiù lo hanno fatto gli psicoterapeuti, oh!oh!) che l’ipnosi non è quella stregoneria che dà potere di vita e di morte all’ipnotista, che l’ipnotizzato (sia pur in uno stato profondissimo di trance) agisce secondo ragione e non farebbe mai qualcosa contraria ai suoi principi coscienti.

Ipnosi e Trasformazione[2], è un libro in cui si spiega molto bene cos’è l’ipnosi e come per centinaia di anni la gente comune abbia equivocato il suo significato attribuendo a questa pratica effetti magici e spettacolari. Effetti e capacità che l’ipnosi non ha.  Ecco cos’è l’ipnosi: una “alterazione dello stato di coscienza[3] in cui la corrispondenza tra la propria coscienza e le coordinate spazio-temporali esterne si sfuma e addirittura sparisce. Entrare in uno stato di trance ipnotica non rappresenta un fenomeno rarissimo o paranormale.  In effetti, si entra in questo stato più volte al giorno: quando si guida per lunghi tratti, quando si sogna ad occhi aperti o quando si assiste ad una lezione noiosa tanto che gli sguardi degli alunni guardano oltre la lavagna per perdersi in paradisi tropicali, ascoltarne suoni e rumori, o avvertirne  sensazioni costruite dalla fervida immaginazione giovanile …a chi non è successo?

Ho introdotto l’ipnosi per continuare a parlare di persuasione.

I persuasori occulti[4], il libro esplosivo di Vance Packard, uscì alla fine degli anni ’50 per mettere in guardia qualcuno da qualcun’altro.

Da una parte il popolo (considerato massa informe plasmabile), dall’altra i persuasori, o peggio, i manipolatori (dei veri e propri demiurghi della mente, persone con un Q.I. altissimo? in grado di modellare pensieri e guidare comportamenti).

Cosa è cambiato mezzo secolo dopo?

Vance Packard

È uscito un libro di Robert Cialdini, Le armi della persuasione[5], nel quale il bravissimo psicologo sociale spiega come funzionano alcuni nostri meccanismi mentali e come si entra dentro questi ingranaggi per manometterne il funzionamento. No, in realtà non è così, non si manomette nulla, si utilizzano delle leve automatiche, e quindi inconscie, per guidare verso un determinato comportamento.

È giusto? È etico? Lo vedremo dopo.

 

Robert Cialdini

Ora riflettiamo su questo: “il rapporto fra informazioni possibili e capacità di elaborazione mentale è divenuto quasi impossibile[6]. Il mondo oggi si presenta così pieno di messaggi ed informazioni che l’uomo ha dovuto prendere contromisure drastiche, si è dovuto affidare a dei navigatori interni che lo conducessero fuori dalla confusione mediatica, fuori dall’enormità di dati da analizzare, classificare, ponderare. Ci si affida sempre più a quelle che Robert Cialdini chiama euristiche mentali, ossia delle scorciatoie che la nostra mente utilizza per agire in maniera rapida e funzionale in comprensione utile alla sopravvivenza. 

La nostra società è un inno alla velocità. È una Società ad Alta Velocità, guai a fermarla: si rimarrebbe indietro, si scenderebbe in serie B.  

E noi non vogliamo questo, quindi… riflettiamo di meno e agiamo di più?

Ed ecco fatta la fortuna di questi fantomatici persuasori.

Poi, chi sono mai questi persuasori occulti? I pubblicitari? I venditori? I politici? Non è forse tale un ragazzo che cerca di abbordare una ragazza? E una madre che vuole fare mangiare le verdure al figlioletto?

E poi, abbiamo concordato che la persuasione è un fenomeno che riguarda attivamente e passivamente tutti noi, oltre ad essere un elemento ineliminabile del processo comunicativo.

Eppure, c’è qualcosa che non quadra, percepiamo qualcosa di sbagliato.

Bisogna trovare un metro di giudizio che condanni la persuasione malvagia.

Perché la percepiamo tutti come esistente.  ...o no?

Chi come me ascolta un dibattito politico a “cuor leggero” senza avere posizioni definite e dogmatiche e senza avere una forte cognizione del passato socio-economico-politico italiano, fa come una bandiera al vento, si lascia trascinare da una tesi e dalla sua antitesi, da un discorso e dal suo opposto.

Se a parlare sono due oratori capaci, il dibattito elettorale si trasforma in uno scambio dialettico bellissimo ed infinito, in cui tutto è parola, tutto è forma. I contenuti cadono con una battuta, una metafora, un aneddoto. Tutto diventa interpretazione.

La campagna elettorale delle elezioni politiche 2006 ne è un esempio folgorante, illuminante, straziante. Le frasi, i dati, i numeri, le cifre, i sondaggi, tutto è interpretazione.

L’ermeneutica sofistica dei nostri politici è la vera vincitrice delle politiche 2006.

Ma tornando alla vita di tutti i giorni e alla nostra querelle: "possiamo dare un valore etico alla persuasione?"

Troviamo un metro che ci permetta di sentenziare sulla giustezza o no di una persuasione.

Forse potremmo focalizzarci sul mezzo utilizzato dal persuasore. Definendo alcuni mezzi scorretti ed altri no. Ad esempio, se si sfruttano i meccanismi di risposta automatica di cui parla Cialdini[7] per raggiungere i propri scopi, si agisce in modo deplorevole.

O forse ci si può concentrare sul risultato finale dell’interazione tra persuasore e persuaso: se, a distanza di tempo, quest’ultimo è soddisfatto delle decisioni prese di concerto con il persuasore, allora vuol dire che non c’è stata una persuasione ingannevole, poiché la sua volontà è stata rispettata.

…o è cambiata definitivamente? 

Beh, se anche così fosse, non siamo tutti in continuo divenire?

Se la percezione di un’azione (comprare, vendere, votare, baciare) viene co-costruita da due soggetti in modo tale che entrambi ricevano soddisfazione da questa, penso si possa dire che non c’è stato un sopruso.

Dove sta il crimine se uno dei due ha proposto l’azione e ha trovato le giuste maniere di far vedere e percepire all’altro i vantaggi di quell’azione?

"I fatti sono stupidi solo le loro interpretazioni sono intelligenti" (F. Nietzsche).

Angelo Palazzolo

aprile 2006

[1] Si vedano il metalogo “perché i francesi..” in Bateson, G., 1972, Verso un’ecologia della mente, tr. it. Adelphi, Milano, 1976 e Beavin, H., Jackson, D. D., Watzlawick, P., 1967, La pragmatica della comunicazione umana, tr. it. Astrolabio, 1971.

[2] Bandler, R.,Grinder J., 1981, Ipnosi e Trasformazione. La Programmazione Neurolinguistica e la struttura dell’ipnosi, tr. it. Astrolabio, 1983.

[3] Cit. p. 7  Richard Bandler, John Grinder, 1981, Ipnosi e Trasformazione. La Programmazione Neurolinguistica e la struttura dell’ipnosi, tr. It. Astrolabio, 1983.

[4] Packard Vance, I persuasori occulti, 1958, Einaudi

[5] Cialdini, R. B., 1984, Le armi della persuasione, tr. it. Giunti, Firenze, 1989.

[6] Assunto Quadrio - Università Cattolica di Milano in www.xenu.freewinds.cx

[7] Coerenza, reciprocità, conferma sociale, autorità, simpatia e scarsità. Le armi della persuasione op. cit.

 

 

Angelo Palazzolo si è laureato nel 2005 in Scienze delle Comunicazioni (Università di Perugia), con una tesi su "La Programmazione Neurolinguistica in contesti professionali: punti di forza e punti di debolezza". Ha svolto numerose attività con l'I.C.S. (International Civil Service), in Irlanda, Scozia, Belgio, Stati Uniti. Ha partecipato al Progetto Erasmus a Madrid, nel 2004 e attualmente è tirocinante presso il Consolato italiano di La Plata (Argentina).

Contatto: angelopalazzolo@hotmail.com

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Ultimo aggiornamento: 21 giugno 2011